Il Blog delle 13lune

Diventare un uomo medicina

uomo medicina“Sono finalmente diventato un uomo medicina con sedici anni di ritardo rispetto al dovuto. All’inizio ho avuto un sogno sacro che non voleva svanire. Era davanti a me, dietro di me, tutto intorno. Non riuscivo a vivere bene o a dormire come si deve, non riuscivo a mangiare bene. Ero ossessionato: avevo sognato che celebravo la Danza del Sole e che ero l’unico danzatore. Nella tradizione Lakota, quando si ha una visione sacra bisogna seguirla, ma io non volevo farlo, anzi, mi sforzavo in ogni modo di evitarlo. Odiavo la mia visione perché nei primi anni di scuola, da bambino, era stato allevato dai missionari gesuiti che ci avevano inculcato l’idea che la tradizione indiana, soprattutto i rituali e le cerimonie della Pipa fossero un insieme di rituali pagani: "E’ l’adorazione pagana, adorazione del diavolo" e noi eravamo così piccoli che ci credevamo e ci credevo anch’io.
Per questo per sedici anni ho fatto tanta fatica, lottando per allontanarmi dal mio sogno e per dimenticarlo. Per dimenticare lavoravo come un matto, per stancarmi fisicamente e poi dormire la notte. Qualche volta bevevo e mi ubriacavo per dimenticare il sogno sacro, ma quando i fumi dell’alcool svanivano, il sogno era ancora lì, non voleva saperne di sparire. Alla fine non ne potei più e pensai tra me: "Farò soltanto una cosa, una sola cosa che fa parte del sogno sacro, parteciperò alla Danza del Sole".

Nel mio sogno della Danza del Sole, io ero l’unico danzatore, era il mio sogno ed era un sogno difficile da realizzare. Quando andavo ad una Danza del Sole e vedevo sei o sette danzatori, capivo che la situazione non corrispondeva al mio sogno: io dovevo danzare da solo. Dove avrei potuto farlo? Nel mio sogno soltanto una parte dello spiazzo della Danza del Sole era integro e completo; il resto era costituito da rami di pino infilati nel terreno e non riuscivo a trovare un posto del genere. Nel sogno sacro avevo danzato soltanto per un giorno, ma avevo eseguito la perforazione al mattino, l’avevo tenuta per tutto il giorno e durante tutta la danza avevo pianto.”
Infine, il 7 luglio 1964 la sua famiglia e alcune altre famiglie si riunirono e Pete poté realizzare il suo sogno sacro in un luogo conosciuto come “Pte Woku” (Nutrire i Bisonti).
“Quel giorno ero là sotto l’albero, con la mia perforazione e lottavo, tiravo per liberarmi. A Ovest si stava preparando una grossa tempesta con nuvole scure, molto vicine e basse sull’orizzonte. Sparse qua e là c’erano anche delle nuvole bianche, che andavano avanti e indietro. Gli altri avevano paura, volevano andarsene perché la campagna era impervia; le strade erano difficili da percorrere anche quando erano asciutte e, se si fosse messo a piovere, nessuno sarebbe più riuscito ad andarsene. Grosse gocce di pioggia cadevano rade, colpendo rumorosamente il terreno. Tutti erano molto ansiosi di andarsene e alcuni si alzarono per andare a prendere l’auto. Chiamai la mia Pipa come nel sogno e, quando gli assistenti della Danza del Sole me la portarono, pronunciai le parole che avevo sognato per dividere la tempesta. Cominciai a pregare, puntando la Pipa in direzione del temporale che avanzava. Si sentivano i tuoni, profondi e pesanti, la bufera era proprio vicina e stava per arrivare sopra di noi. Divisi la tempesta nel centro: una metà andò a Nord e l’altra metà a Sud. La parte della tempesta che girò a Nord finì sulla campagna di White River, distruggendo molti giardini e raccolti, abbattendo molte capanne. Il fronte della tempesta che girò a Sud fece gli stessi danni a Pine Ridge. In entrambe le direzioni il temporale fece molti danni, rovinando i raccolti con la grandine e spezzando alberi. Io continuavo a danzare. Soltanto poche grosse gocce di pioggia caddero su di noi, nient’altro. Continuammo la danza fino al tardo pomeriggio, quando mi liberai con uno strappo: mi sembrò che la pace fosse finalmente giunta al mio spirito, che il mio essere fisico fosse appagato dal pensiero che il grande Spirito aveva accolto la mia preghiera e che il sogno sacro che mi aveva ossessionato per sedici anni fosse finalmente terminato.”
Fuoco Sacro – Pete S. Catches (web img.)
 

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