COUNSELING

Counseling  breve e strategico: “come” funzionano i problemi

Nel counseling strategico il focus non è tanto sulle cause, ossia sul “perché” i problemi si formano, ma sul “come” si mantengono e si alimentano. Infatti, per produrre un concreto e rapido cambiamento, si deve sbloccare la persistenza del problema evitando di cercarne le origini nel passato, che d’altra parte non può essere modificato. Al counselor strategico non interessa conoscere i motivi alla base di determinate situazioni, ma solo “come” funzionano e “come” farle funzionare al meglio.

Il metodo del counseling strategico è caratterizzato dal fatto che le soluzioni efficaci vengono costruite ad hoc sulle caratteristiche del problema da risolvere e sulla definizione degli obiettivi da raggiungere. Il counselor strategico si servirà di un insieme di tattiche e strumenti flessibili e adattabili alle diverse situazioni così da selezionare le strategie ritenute più adatte e appropriate allo scopo. In itinere, in base agli effetti ottenuti, egli correggerà il modello di consulenza. Ed è proprio il fatto di essere flessibile e autocorrettivo uno dei punti di forza del counseling strategico: esso si adatta alla realtà alla quale si applica, in modo da guidare la persona a cambiare sia il proprio comportamento sia il modo di percepire gli eventi. È cambiando le sensazioni e le visioni della persona che la si riporta a “scoprire” nuove e risolutive modalità di percezione e di gestione delle difficoltà.

Il percorso di counseling in 10 tappe

Le tue risorse personali, un bagaglio prezioso da custodire con cura

In ogni fase della nostra vita, segnata da un passaggio di condizione ad un’altra, è il nostro potenziale di crescita che ci sorregge nell’affrontare il cambiamento, la forza motrice e motivante connaturata in noi.

Pensiamo ad esempio al delicato periodo dell’adolescenza, alla scelta degli studi universitari, all’ingresso nel mondo del lavoro, alla nascita di un figlio, oppure ai passaggi imprevedibili cui la vita ci mette di fronte, come un lutto, un divorzio, un conflitto in ambito familiare o lavorativo.

Sono le nostre risorse, emotive, relazionali, cognitive e perché no, anche materiali, che ci permettono di sostenere al meglio questi cambiamenti.

A volte, tuttavia, il nostro potenziale si blocca. Il cambiamento ci spaventa, pensiamo di non avere sufficienti mezzi per affrontarlo, per viverlo con pienezza e consapevolezza. Altre volte, invece, questa enorme miniera di risorse che sappiamo di possedere, si perde tra il caos di pensieri e di impegni quotidiani.

Abbiamo dunque bisogno di prenderci una pausa, un piccolo spazio per noi, per prendere consapevolezza delle risorse che possano coltivare e nutrire il nostro potenziale di crescita.

 

TUTTI ABBIAMO LE RISORSE NECESSARIE PER SOSTENERE UN CAMBIAMENTO.

Sono già dentro di noi, non abbiamo bisogno di cercarle altrove.

Sì, perché nel corso della vita, di esperienza in esperienza, abbiamo acquisito, più o meno consapevolmente, alcune risorse, riparatrici e innovative, che ci hanno aiutato nei momenti di transizione, difficoltà, traumi.

Ti ricordi, ad esempio, il passaggio dalle scuole elementari alle medie? io ricordo la preoccupazione di non riuscire a relazionarmi con i nuovi professori e i nuovi compagni di scuola, il disorientamento e la paura di non riuscire a stare dietro a tutte le materie e ai compiti da fare… poi, pian piano, tutto è diventato facile, ho superato le mie paure e ho fatto amicizia con i miei compagni, ho imparato a gestire il mio tempo e a organizzare le mie attività, assimilando competenze e risorse che sono divenute punto di riferimento nelle esperienze scolastiche e lavorative successive.

ABBIAMO UN TESORO IMMENSO DI RISORSE E DI POSSIBILITÀ.

Il mio compito, come counselor, è proprio quello di risvegliare, far emergere e rendere utilizzabili le tue risorse dimenticate.

Il percorso di counseling in 10 tappe rappresenta lo standard internazionale. Infatti, nonostante le ampie diversità dei vari modelli teorici, la maggior parte degli autori ritiene che nel counselling vi siano alcune fasi o tappe progressive comuni.

Il percorso di counseling in 10 tappe

Il percorso di counseling in 10 tappe

Il processo del counselling è costituito da fasi progressive

Le 10 tappe sono:

  • 1ª: Cosa sta accadendo (il racconto del cliente)
  • 2ª: Cosa accade realmente (i punti ciechi del racconto)
  • 3ª: Priorizzare i problemi (focalizzazione dei punti importanti)
  • 4ª: Lo scenario desiderato (io vorrei…)
  • 5ª: Lo scenario possibile (io potrei…)
  • 6ª: Lo scenario in relazione ai valori (il migliore per me)
  • 7ª: Le azioni possibili (potrei fare)
  • 8ª: Le strategie più efficaci (dovrei fare)
  • 9ª: La pianificazione delle azioni (quando e come fare)
  • 10ª: L’implementazione e il congedo (come mettere in pratica e distacco)

Solitamente alle prime tappe occorre dedicare più incontri, mentre le tappe successive si risolvono più velocemente ed è possibile affrontarne una e definirla durante un incontro.

I colloqui di counseling durano circa 45-50 minuti con una persona singola, oppure 70-75 minuti se sono di coppia: l’intero percorso solitamente si svolge in 10-12 incontri con cadenza settimanale o quindicinale e consente di lavorare su un solo obiettivo ben definito.

Nulla vieta al raggiungimento dell’obiettivo di iniziare un nuovo percorso lavorando su un obiettivo differente. Ma nel COUNSELING PROFONDO si accordano gli obiettivi con i valori, si fanno emergere i bisogni profondi, si guarda al benessere stabile e si ridefiniscono gli obiettivi di vita.

Qualche informazione in più sulle tappe del counseling

Il percorso di counseling in 10 tappe

Durante le prime fasi è importante un ascolto attivo prolungato

Vediamo ora meglio cosa ci si aspetta avvenga in un percorso di counseling in 10 tappe. Come già ricordato di solito i primi 4-5 incontri sono dedicati alla prima e seconda tappa, quelle fondamentali per far emergere il problema nella sua completezza e definire l’obiettivo di lavoro, invece negli incontri successivi si esaminano le altre tappe valutando gli scenari possibili, definendo le strategie utili e operando per raggiungere l’obiettivo scelto.

1ª TAPPA: COSA STA ACCADENDO

Nella prima tappa si accoglie il cliente, si esplicitano le regole e si esercita un ascolto attivo per comprendere qual’è il problema. Durante l’ascolto si permette alla persona di raccontare liberamente cosa sta vivendo, aiutandolo a focalizzare problematiche relative al qui e ora sulle quale intende essere aiutato. Il counselor si adatta alla modalità narrativa del cliente e lo interrompe il meno possibile, rispetta le sue resistenze e osserva anche non verbale e para-verbale.

2ª TAPPA: COSA ACCADE REALMENTE

Nella seconda tappa mediante la confrontazione si aiuta il cliente a comprendere cosa sta accadendo realmente rispetto al problema rappresentato, mettendo in luce situazioni di evitamento, di differimento o incongruenze, facilitando in questo modo un obiettivo esame di realtà. Questo passaggio, che viene affrontato con particolare delicatezza, è essenziale per promuovono il cambiamento.

3ª TAPPA: PRIORIZZARE I PROBLEMI

Nella terza tappa si chiariscono, focalizzano e priorizzano i problemi emersi, per giungere a scegliere assieme quello più importante dal quale iniziare. Contemporaneamente si valutano le risorse del cliente e se ci si accorge che non sono sufficienti per procedere si propone o un cambio di obiettivo oppure si suggerisce l’invio ad altro professionista.

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4ª TAPPA: LO SCENARIO DESIDERATO

Nella quarta tappa occorre stimolare il cliente ad immaginare scenari per risolvere il problema. Si tratta di un momento creativo dove si aiuta la persona, attraverso il brainstorming e domande orientate al futuro, ad immaginare un futuro migliore, a sognare possibili opzioni di miglioramento. In questa fase vengono fatti emergere anche i valori e i talenti.

5ª TAPPA: LO SCENARIO POSSIBILE

Nella quinta tappa si esaminano gli scenari emersi e si valutano quali sono fattibili anche in base alle risorse della persona e ai sui valori. Dopo questo processo di selezione, che richiede un buon esame di realtà sia da parte del cliente che del counselor, si sceglie lo scenario più adatto e lo si trasforma in un obiettivo realistico, praticabile, prudente, sostenibile e verificabile da raggiungere.

6ª TAPPA: LO SCENARIO IN RELAZIONE AI VALORI

Nella sesta tappa si aiuta la persona ad appropriarsi del proprio obiettivo, facendo in modo che se lo senta calato addosso, distinguendo velleità da realtà. Occorre verificare la reale motivazione legata all’obiettivo, mettendo la persona davanti a sé stessa e facendola ragionare se vale la pena spendere energie e vincere le inevitabili resistenze insite nel cambiamento.

7ª TAPPA: LE AZIONI POSSIBILI

Nella settima tappa occorre stimolare ad immaginare un certo numero di azioni congruenti al raggiungimento dell’obiettivo, senza analizzarle specificamente. Ancora una volta si rivela utile la tecnica del brainstorming e la stimolazione creativa attraverso domande mirate

Il counselling è una costruzione progressiva…

8ª TAPPA: LE STRATEGIE PIÙ EFFICACI

Nell’ottava tappa si aiuta a scegliere la strategia d’azione più adatta e con la miglior possibilità di riuscita, partendo da quelle evidenziate in precedenza, facendo riflettere sui pro e i contro di ogni azione e sulle risorse a disposizione, sulle possibili alleanze, sui possibili ostacoli e sulla congruenza delle azioni con i talenti e con il sistema valoriale.

9ª TAPPA: LA PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI

Nella nona tappa si aiuta a predisporre un piano d’azione che permetta di raggiungere l’obiettivo attraverso la definizione di una sequenza di sotto-azioni consequenziali. Vale la pena sviluppare un buon piano commisurato ai talenti e alle forze della persona, con il maggior numero possibile di sotto-obiettivi e con scadenze ben definite.

10ª TAPPA: L’IMPLEMENTAZIONE

In questo frangente il counselor può aiutare la persona a mettere in atto tattiche specifiche per superare limiti contestuali o per evitare azioni avventate o imprudenti. Ha anche un ruolo di motivare di fronte a difficoltà e scoraggiamenti.

Il momento del congedo

La fine della relazione di counseling, dove si sono vissuti momenti di grande intensità psico-emotiva, può essere un momento faticoso sia per il cliente che per il counselor. Emergeranno sentimenti differenti a seconda dell’esito del percorso e della profondità della relazione.

La conclusione può avvenire in modo naturale perché la persona è riuscita ad attivare le proprie risorse ed ha risolto il problema, altre volte la conclusione è più difficoltosa e avviene prima della fine del percorso perché il cliente si trova in un vicolo cieco e scopre di non possedere risorse sufficienti per focalizzare un obiettivo o per raggiungere quello scelto.

Anche in caso di apparente insuccesso il counselor fa di tutto per accompagnare la persona verso la fine della relazione d’aiuto senza farla sentire abbandonata e senza spegnere la speranza, può fornire con tatto anche indicazioni verso altri professionisti a cui rivolgersi.

Il nostro percorso di COUNSELING PROFONDO offre grandi opportunità e propone sfide vitali, ma è uno dei modi migliori per prendersi cura di sé, per imparare modalità utili per vivere una vita migliore, per ridefinire i propri obiettivi accordandoli con i valori.

migliorando la propria vita si migliora anche quella degli altri. Un obiettivo partito come personale si è trasformato in un obiettivo sociale.

Vale la pena di pensarci e di provarci…

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