Il Blog delle 13lune

La lealtà' familiare...

191525674 1069299663595800 6907959568326499266 nLa lealtà familiare è una legge invisibile, non scritta, sottile, impalpabile, che ci lega alla storia familiare.
Alle sue leggi, abitudini, al suo modo di vedere la vita, di comportarsi, di agire, di pensare, di relazionarsi.
Ai suoi pensieri e alle sue emozioni, alle sue memorie, alle sue dinamiche, alle sue vittorie e alle sue sconfitte, ai suoi incastri. È il passato che vuole perpetuarsi e lo fa agganciandoci e impedendoci di cambiare strada. È uno strumento di emersione delle nostre ombre, delle nostre ferite, che, attraverso quelle familiari, possono essere trasmutate.

Si lega al nostro karma personale, il karma personale si lega a quello familiare.
Ovviamente, nasciamo proprio in quel contesto perché è quello perfetto per noi, perché, in qualche modo, in qualche misura, conserviamo memorie simili e nasciamo lì, proprio lì, perché in quel contesto possiamo risolverle.
I membri della famiglia rappresentano, rispecchiano, parti di noi rimaste bloccate, congelate, ostruite, nel passato, perché non abbiamo risolto, visto, compreso, accettato, consapevolizzato, ripulito, eventi che ci hanno creato blocchi emotivi, psicologici, energetici.
Abbiamo qualcosa in comune da risolvere.
E nasciamo in quel contesto, perché li riemergeranno le nostre ferite e quella riemersione ci consentirà di risolverle e perché, risolvendole in noi, le risolveremo per l’intera famiglia. È uno scambio, uno scambio d’amore.

Se risolviamo in noi, ad esempio, il rapporto con la paura, la rabbia, l’insicurezza, il rifiuto, la manipolazione, lo facciamo per tutti.
Se dobbiamo integrare una ferita da rifiuto, nasceremo in una famiglia che attiverà quella ferita e sarà in grado di farlo proprio perché è una ferita che pesa sul karma di quella famiglia, in qualche misura riguarda tutti i componenti.
Ogni componente sarà stato in qualche modo rifiutato o, meglio, si sarà sentito rifiutato da qualcuno e perpetuerà la stessa dinamica. Quando riusciremo a integrarla in noi, lo faremo anche per l’intera famiglia.

Se riusciremo a risvegliare in noi il ricordo di essere coscienza divina incarnata, apriremo vie a tutta la famiglia.

Facciamo un esempio che interessa a tutti, la ricchezza!
Se riusciremo ad attivare in noi quel rapporto di fiducia totale nella vita, che ci fa attrarre la sicurezza anche materiale, saremo in grado di creare ricchezza nella maniera più naturale, fluida e semplice e sbloccheremo questo canale per l’intera famiglia.

Se dovremo seguire una strada di vita diversa da quella degli altri componenti, dovremo fare i conti con il senso di colpa, sentiremo di tradirli.
Sentiremo il peso di non voler essere leali con quelle storie e non ce ne accorgeremo, perché avverrà nei punti più profondi del nostro inconscio.
Per accorgercene, dovremo imparare a guardarci dentro con precisione chirurgica.
Ma, facendolo, apriremo nuove strade, nuove dinamiche pure per gli altri.

Quando risolviamo un nostro blocco, un nostro limite, una nostra ferita, lo risolviamo per l’intera famiglia. E lo facciamo in diversi modi.
Lo facciamo perché siamo energia, siamo pensiero, siamo emozione, siamo collegati da fili che ci uniscono e attraverso cui viaggiano le informazioni energetiche, siamo un complesso di quanti, i nostri pensieri e le nostre emozioni sono quanti.
Le emozioni che viviamo, se ci creano blocchi, diventano blocchi che vengono trasmessi.

La realtà, tra le altre cose, si crea osservando. Cambiando sguardo, siamo in grado di attrarre sulla terra nuovi codici, nuove modalità.
Osservando, cambiamo la realtà che osserviamo.
È fisica, non sono farneticazioni!
Osserviamo con occhi nuovi, creiamo in modo nuovo tutta la realtà che osserviamo.
Lo facciamo anche perché siamo tutti collegati.
Quello che creiamo di nuovo, bello e luminoso in noi lo trasmettiamo a chiunque sia a noi collegato, lo modifichiamo in noi ed, essendo una parte di realtà comune, la modifica spiega i suoi effetti anche sugli altri.

La liberazione dal karma avviene anche per una motivazione che la nostra visione distorta dell’amore non ci consente di comprendere, ci può sembrare un’ingiustizia. È una comprensione che non può essere razionale, non può avvenire se si considera amore l’assunzione dei pesi degli altri.
E lo facciamo invece, siamo abituati a credere che, se amiamo qualcuno, dobbiamo assumere su di noi il suo dolore e i suoi pesi. Siamo convinti che amiamo solo quando ci facciamo carico del dolore altrui e lo viviamo su di noi.

E invece, soffrire insieme a qualcuno non lo libererà dal suo dolore. Continuare a perpetuare dinamiche di dolore ha il solo effetto di causare dolore a tutti quelli che se ne caricano.
La liberazione dal dolore avviene per vie diverse, solo quando si compie, consapevolmente, la scelta di interrompere quella trasmissione, quella catena.

La scelta implica l’assunzione di consapevolezza di avere, personalmente, una ferita da integrare e che quella ferita è comune alla famiglia.
Se si consapevolezza, se si trasmuta, ci si libera e si libera anche la famiglia stessa.
Se, invece, non si consapevolizza, il meccanismo continuerà a perpetuarsi anche in noi, che non saremo felici!
Se, ancora, si fa l’errore di pensare di doversene fare carico, continuando nelle stesse dinamiche e modalità, si farà solo del male a se stessi e anche a chi si ritiene di amare.
Invece, assumendosi il proprio carico, scegliendo di lavorare su quel blocco, consapevolmente e responsabilmente, si giungerà a liberarlo e a non continuare a trasmetterlo ai propri figli.

La catena si spezzerà, perché quella ferita sarà integrata e non si agirà, non si trasmetterà ai figli, non si ripeteranno le stesse dinamiche.
E per i membri della famiglia ci sarà una vera guarigione.
Perché si restituirà loro il potere personale, la loro responsabilità, la loro capacità di assumersi le proprie responsabilità di cambiare le dinamiche interiori, e li si rinvigorirà di quell’energia che era stata ceduta -aspettandosi, inconsciamente, che se assumesse il carico qualcun altro.
Quell’energia era distorta, era depotenziata, ma è comunque energia personale, di cui ci si privava, riversandola sugli altri, e che, in questo modo, viene restituita.

Se un genitore non si è sentito amato dai propri genitori, avrà un vuoto d’amore, che cercherà di colmare, inconsciamente, proiettando sui figli la figura del genitore mancato. Avrà fame d’amore e cercherà di colmare quel vuoto tramite l’amore del figlio. Si invertiranno i ruoli. Il figlio sarà chiamato a diventare genitore del proprio genitore, dandogli quello che gli è mancato. Sarà un amore distorto, non pulito, non sano, potrebbero innescarsi dinamiche inconsce di ricatto, di manipolazione, di sensi di colpa, di frustrazione, di inadeguatezza.
E non ci sarà nessuna colpa da parte di nessuno.
Ognuno agirà in base ai suoi programmi inconsci, alle sue questioni irrisolte, sarà convinto in buona fede di amare in modo sano, crederà di agire per amore e con amore, ma ci sarà qualcosa che fa soffrire in qualche modo tutti, perché nessuno sarà in condizione di agire liberamente e amare liberamente.

Bene, come si spezza la catena Karmica?
Si spezza riequilibrando i rapporti, assumendosi la propria responsabilità, assumendosi il controllo e la direzione della propria vita, la responsabilità di lavorare su di sè, sulle proprie ferite e restituendo le stesse responsabilità agli altri.

In questo modo si riconosce al genitore, per rimanere in questo esempio, la capacità di essere libero, autentico, consapevole, responsabile e di assumere la direzione della propria vita.
A livello sottile, gli si farà un pieno di energia, perché quell’energia che il genitore aveva ceduto al figlio inconsciamente, chiedendogli di prendersene carico, tornerà a lui, che potrà utilizzarla.

Se spostiamo lo sguardo, se guardiamo dall’alto, ci accorgiamo che è tutto molto chiaro.
Supponiamo che siamo nati in una famiglia con un karma molto pesante, per motivazioni che variano in ogni famiglia. Un karma così ingombrante che schiaccia, ci fa sentire privi di spazio per essere noi stessi, liberi, autentici.

C’è in moltissime famiglie, la terra ha attraversato millenni pesanti, in cui ha sperimentato frequenze vibratorie basse, come potrebbe essere diversamente?
Cresceremo con la sensazione, l’abitudine, il programma inconscio di non dover dare fastidio, di non doverci spostare dal nostro spazio, ci sentiremo schiacciati, privi di spazio, e, in modo inconscio, non ne occuperemo molto.
Supponiamo di essere nati in una famiglia con un karma legato all’insicurezza, al bisogno di approvazione. Cresceremo con questa ferita, finché non sarà consapevole creeremo la nostra realtà attraverso queste emozioni.
Forse, proveremo a compensarle assumendo atteggiamenti di superiorità, criticheremo, giudicheremo, non saremo aperti, avremo una visione ristretta delle cose, quella che già conosciamo, perché non sapremo metterci in discussione.
Oppure, assumeremo atteggiamenti diametralmente opposti. Ci sentiremo insicuri e non oseremo mai nulla.
Percepiamo quel karma ingombrante che schiaccia, ci abituiamo a stare in un angolino, senza disturbare.

Ma non si nasce per perpetuare le stesse dinamiche, si nasce per migliorarle, migliorandoci! Si nasce per migliorarci, migliorandole!

Non si nasce per non dare fastidio, per stare in disparte, per ricavarsi un angolino e non creare problemi.
Lo spazio va ripreso, il karma ingombrante, pesante va smaltito, lo spazio va svuotato, liberato, allargato.

Va fatto spazio alla luce.

E infatti è quello che sta accadendo alla terra e se ti è successo di nascere in una famiglia con un karma pesante, in qualsiasi forma, il tuo ruolo è proprio quello di fare quello spazio, di alleggerire quel karma, creare quel vuoto, liberare quello spazio e consentire alla luce di riprendersi tutto lo spazio.

E siccome il pianeta ha vissuto millenni di karma pesante, in famiglie così, in misure diverse, ci siamo nati tutti.

Proveniamo da secoli, da millenni, di guerre, di povertà, di fame, di disequilibri, di sofferenza. Abbiamo tutti dei vuoti d’amore dentro.

Questo ci rende tutti trasmutatori, in qualche modo. Siamo fiaccole, avanziamo nell’ombra per aprire varchi di luce.

Siamo alleggeritori, ripulitori, apriamo la strada alla luce avanzando nelle tenebre.
Svuotiamo gli spazi colmi di pesantezza per creare il vuoto.

Se guardiamo tutto questo dall’alto, ci accorgiamo che non c’è responsabilità per nessuno, non ci sono carnefici e vittime, ognuno ha svolto il suo ruolo, incarnando e vivendo l’energia del tempo in cui è vissuto, ogni volta che si è incarnato.
Siamo passati tutti attraverso quei millenni, abbiamo incarnato ogni ruolo, a seconda del periodo in cui siamo stati qui, abbiamo vissuto storie diverse, esperienze diverse, emozioni diverse.
Siamo stati manipolati e manipolatori, siamo stati rifiutati e abbiamo rifiutato, siamo stati usati e abbiamo usato. Siamo stati uomini e donne, buoni e cattivi, ricchi di amore e ricchi di dolore, abbiamo agito bene e abbiamo agito male.
Non c’è colpa e non c’è merito.

C’è solo la vita che avanza, ruota, si contrae e si espande, si appesantisce e si alleggerisce e, in questo modo, cammina, respira, esprime se stessa e prosegue!
Siate, siamo, Luce!
È difficile, ma, quando si è riusciti a farlo, è favoloso!

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